Perché sono passata dal teatro all’esplorazione di varie arti visive (disegno, fotografia, scultura, installazioni, pittura) per poi radicarmi nella performance.
Il teatro mi ha sempre affascinato. Mio padre mi ha trasmesso la sua passione e fin da piccola mi ha fatto sentire l’odore del palcoscenico.
Quando ho iniziato a frequentare i primi corsi di teatro ho scoperto in fretta che non mi interessava tanto approfondire il testo, il personaggio, il ripetere uno stesso spettacolo più volte ma mi appassionava l’improvvisazione, l’incontro, la scoperta di nuovi aspetti di sé.
La presenza scenica, l’esserci totalmente in quel momento è stato l’aspetto che più mi è rimasto dentro.
La mia urgenza di indagare dentro e di farlo utilizzando altri strumenti più immediati mi ha portato così a sperimentare tante forme artistiche per poi tornare grazie alla scoperta della performance a quella fragranza che più mi aveva conquistato: la presenza.
Nei miei lavori e nei workshop non si lavora su personaggi o su testi ma tutto il lavoro di ricerca è basato sull’auto indagine, sull’introspezione e sulla creatività individuale.
Il focus è sul nostro sentire e sul nostre esserci qui e ora. Non c’è la separazione con il pubblico, l’interazione e l’incontro sono parte integrante dell’opera e delle performance che vengono create.
Abitare ogni presente con un’intensità straordinaria, con una presenza totale.
Questa è sia la pratica che il dono di questo tipo di lavoro.
Il tempo si dilata completamente, spesso i partecipanti, che sia il pubblico di una performance, di uno spettacolo interattivo o in un workshop, raccontano che sembra che il tempo si sia espanso e che 2 ore sono sembrati due giorni.
Ciò che viene presentato è irripetibile ed ogni volta che viene proposto un lavoro anche con modalità simili, il setting diverso e l’interazione con il pubblico sempre diversa, lo rende unico.
Non ci sono personaggi da interpretare ma aspetti di noi da osservare, scoprire, con cui giocare o da lasciar andare per radicarci infine in quello spazio di vuoto che emana la pienezza e l’intensità dell’essere.
E da questo silenzio sbocciano le nostre caratteristiche essenziali ed intrinseche di amore, gioia, radianza, comunione.
È nella conoscenza e nell’esperienza della radice della nostra natura e della nostra identità esistenziale più profonda che arriva la condivisione più forte che tocca chiunque ne entri a contatto, ed è da lì che la trasformazione interiore e di conseguenza esteriore accade nella più potente naturalezza.
Con la performance si è obbligati ad abitare il presente, a riprendere familiarità con quel luogo che ci accompagna da sempre.
Cosa fai e come hai iniziato? Teatro o Performance?
Dalla paura alla fioritura
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