La domenica di Pasqua quest’anno sono andata a messa.
Nulla di strano se non per chi mi conosce e sa che non sono di origini cristiane e che da molti anni ormai non seguo nessun dogma o riti religiosi.
Eppure quella mattina mi sono svegliata e tanti indizi mi dicevano di andare in chiesa.
Così per la prima volta sono entrata nella chiesa del paese in cui abito da alcuni mesi, che fino a poche ore prima non sapevo neanche esistesse.
La chiesa era già affollatissima.
Mi sono seduta di lato. Vicino a me una bambina con due occhi grandi che tentava di attirare in ogni modo la mia attenzione per giocare con lei mentre cercavo di ascoltare le parole del prete:
“FRATELLI E SORELLE…” – Già questo inizio ricordo mi fece venire i brividi.
Che gioia mi dissi essere in un luogo dove ci chiamiamo con la nostra reale parentela più profonda – “Sappiamo vedere Dio in ogni situazione? Ovunque sappiamo vedere la sua presenza? È in noi è nel nostro cuore. Il nostro compito è stupirci ogni giorno e correre incontro a Lui. Rinunciamo a tutto ciò che ci allontana da Dio e da tutto ciò che ci porta al peccato…”
Queste e altre frasi mi sono arrivate così Vere, così naturali e sarebbero potute arrivare da qualsiasi maestro di consapevolezza.
Mi sono chiesta come mai i miei amici fossero in reazione con tutto questo.
Come mai io potevo godere di quelle parole in quella mattina di festa mentre per molti di loro l’invito di andare a messa era inconcepibile, uno scherzo, una provocazione.
Semplicemente perché ero libera da qualsiasi schema, identificazione, storia, codice o pregiudizio di alcun tipo rispetto ad andare a messa la domenica di pasqua.
Questa ricorrenza e questa azione non si agganciava in me a nulla di predefinito.
Potevo vivere e nutrirmi di tutto questo da un’altra prospettiva.
Questa è la chiave di così tanto nella vita: poter osservare e vivere una stessa situazione “da un’altra prospettiva”.
Tutto questo mi torna in mente oggi perché qualche giorno fa mi è arrivata una notizia che mi ha inizialmente molto rabbuiato.
Mi piace usare proprio questa parola perché rende molto bene il mio sentire di allora. Per alcune ore una parte di me si è sentita triste, appesantita, buia.
Finché non mi sono fermata e sono andata a sentire meglio l’origine di tutto questo.
E allora in questo ascolto ciò che mi sembrava come una ‘brutta’ notizia, che riguardava una persona a me molto cara, si è rivelata in tutta la sua bellezza.
Quella persona aveva ricevuto il dono di poter andare più in profondità dentro se stessa! Ho percepito il cambio di prospettiva rispetto a quella notizia e tutto è cambiato all’istante.
Non è sempre immediato poter osservare un certo accadimento con gli occhi dell’Essere eppure abbiamo sempre questa possibilità ed è importante ricordarcelo.
A volte la cogliamo solo dopo aver sofferto e allora ci rendiamo conto di quanto bene si nascondeva dietro a quel dolore.
E’ possibile però anche intuire questo dono all’istante e se non ci riusciamo da soli ma il nostro intento è autentico arriverà il giusto specchio per sostenerci in questa comprensione.
L’ “altare del sacrificio” è sempre a disposizione: non per soffrire ma per rendere sacro.
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