AMARE O SACRIFICARSI?
Pensare troppo alla felicità degli altri: la trappola del sacrificarsi inutilmente.
Una delle sfide che costantemente incontro nelle mie giornate è quella di riequilibrare la mia tendenza ad andare verso l’altro con l’occuparmi solamente di me.
Questo aspetto si può manifestare in tante situazioni quotidiane diverse.
È interessante per me osservare attentamente quanto il prendersi cura della felicità dell’altro sia un equilibrio molto delicato che se non vigilato ci porta poi a non prenderci cura di noi stessi e del nostro benessere.
Chiedersi onestamente ogni volta in cui ci stiamo affaticando se il nostro andare verso l’altro è più o meno disinteressato ci permette di rilassarci nelle nostre azioni e soprattutto ci permette di tornare all’unica vera, continua salvezza: la gioia e la pienezza di quel gesto, di quell’azione.
Ogni volta infatti in cui siamo spinti nel fare qualcosa per qualcuno ma sotto sotto c’è la voce del dovere a trascinarci, la ricerca di attenzione, la conferma di essere amati o perché si deve fare così perché “è giusto”, allora ci stiamo letteralmente avvelenando e inevitabilmente anche la nostra azione avvelenerà l’altro o la relazione con l’altro.
La costante soluzione che ricerco e trovo in questa modalità di perdersi è ritornare a questo istante e ritrovare ora quella pienezza nella gioia, iniziando dalla cosa più semplice: Essere Qui, ora. Ricontattare il dono di esistere adesso, quello spazio dove non abbiamo bisogno di nient’altro per essere nella gioia e nella pienezza se non l’essere presenti a noi stessi e in questo Esserci scomparire come identità separata.
Abitare, stare in quello spazio di esserci non attraverso delle belle parole spirituali ma nella sperimentazione diretta di vivere la vastità di questo istante. Allora osserviamo che naturalmente il respiro rallenta, la fretta diminuisce, l’ansia da prestazione si dilegua e qualcosa in noi prende più spazio. Ed è da qui che la qualità delle nostre azioni verso l’altro e quindi in primis verso noi stessi si trasforma totalmente.
Ricordiamoci sempre che la parola sacrificio vuol dire rendere sacro!
Non accontentiamoci di niente di meno di questo! Non siamo qui per essere dei martiri né per subire le pressioni esterne di nessun tipo, siamo qui unicamente per ricordarci come amarci sempre di più. Questo è il vero senso del comandamento “Ama te stesso come il tuo prossimo”. Se non impari in primis ad amare te stesso non potrai mai amare veramente e pienamente nella gioia il tuo prossimo!
Ogni volta in cui quindi senti che qualcosa in te non sta bene mentre ti prendi cura di un altro, fermati! Torna prima tu ad uno spazio di vera gioia, ascolta intimamente perché stai facendo quel gesto, senti se e perchè ti stai stancando o stressando perchè tutto questo è un’indicazione che qualcosa non sta funzionando!
Fermati, riaccorda il tuo strumento sulla tua felicità nella gioia del cuore e solo allora la tua melodia sarà musica per te e tutto attorno a te.
Dafna Moscati
Carissima, il tuo post è molto bello e vero, ma quando dici che è semplice vivere nel qui e ora, non sono affatto d’accordo, anzi credo che sia impossibile, a meno che tu non sia un Illuminato. Forse tu già lo sei, ma per chi non lo è vivere assolutamente e totalmente nel presente per me è un utopia. Con il cuore,
Salvo
Caro, la mente dice impossibile, l’Essere dice prova, sperimenta.
Lascia andare ogni idea che hai sull’illuminazione e goditi sempre più appieno questo istante e ogni istante ogni volta in cui ‘ti ricordi’ di te! Questo intendo con “è semplice vivere nel qui e ora” questa per me è ‘l’illuminazione’. Un abbraccio a te!