Spesso mi chiedono se gli atti evolutivi sono una specie di atti psicomagici.
Ci sono delle similitudini ma in profondità sono molto diversi.
Il lavoro di Jodorowsky con gli atti psicomagici si basa molto sui sogni, sui simboli, sull’inconscio, sul ‘curare’ il male del ‘paziente’ e sono molto personali.
Gli atti evolutivi invece sono azioni che nascono dai cardini del lavoro su di sé ispirati da tutte le tematiche di base che toccano da vicino chiunque voglia fare un sincero percorso di ricerca interiore ed evoluzione.
Utilizzando nodi archetipici e chiavi universali risultano efficaci e di forte impatto con chiunque abbia la disponibilità autentica di mettersi in gioco.
Gli atti psicomagici sono spesso complicati da realizzare e possono impaurire mentre il lavoro con gli atti evolutivi è tendenzialmente semplice ed essendo molto diretto e preciso va anche molto in profondità. La verità è semplice e più immediati sono gli strumenti più raggiungono con efficacia il loro obiettivo.
Gli atti psicomagici richiamano una certa trasgressività formale e materiale mentre gli atti evolutivi utilizzano più la trasgressione poetica della sorpresa, dell’inaspettato, dell’interazione e del gioco.
In entrambi però l’intento è attivare una comprensione ed un’intuizione profonda utilizzando strumenti fuori dagli schemi abitudinari; riavviare l’azione, sciogliere energie bloccate e contrazioni congelate dal giudizio e dalla paura.
Dico spesso che abbiamo la possibilità di scegliere se capire una cosa tramite l’esperienza o tramite l’intelletto e l’esperienza è sempre qualcosa di più profondo.
Ed è proprio questo che accade compiendo un atto introspettivo che a secondo dei casi potrà essere poetico, artistico, meditativo, trascendentale, gnostico, devozionale o paradossale, un’azione che scuote dall’immobilità di cui siamo spesso prigionieri e ci invita e ci spinge ad un’interazione altra con noi stessi e con l’altro.
Nel caso degli atti evolutivi, a differenza degli atti psicomagici, la maggior parte non appare a prima vista priva di senso, tutt’altro. I feedback sono che di solito s’intuisce immediatamente appena si riceve, durante l’azione o subito dopo averla fatta, la sincronicità della scelta e la chiara presenza al suo interno di una relazione diretta con il problema stesso che si era deciso di approfondire.
In generale con gli atti evolutivi si stimola ad una fiducia più ampia, ad un incontro con una saggezza a livelli più sottili e il concedersi la curiosità di come si rivelerà o come si connette al problema in questione. Non c’è un filtro, un tramite, ma siamo messi nella condizione di essere artefici e partecipi in prima persona del processo stesso.
Entrambi sono finalizzati ad essere comunque costruttivi e positivi ed entrambi sono anche figli di un intento istintivo di artisti che vogliono enfatizzare il potenziale dell’arte nella sua dimensione ‘sociale’ e di ‘guarigione’, non meramente estetica, o come un vezzo sterile del mercato e della moda.
Chi ha vissuto in prima persona questa possibilità e opportunità dell’arte come rivelatore e strumento di grande servizio evolutivo non può che condividere questa potenzialità.
Un aspetto importante è essere totali, prendersi un impegno sincero verso la richiesta di un atto evolutivo, questo cambia molto il risultato e l’effetto dell’azione.
Dico sempre che Il mio lavoro con l’arte interattiva non nasce per essere vissuto da semplice spettatore. Essere spettatore è facile e sicuro, essere partecipante attivo è tutto un altro film…con tutto un altro finale!
Ecco perché dagli Atti Evolutivi si ottiene esattamente tanto quanto in essi si investe in dedizione e integrità. Anche se la maggior parte richiedono solo mezz’ora per essere completati.
Un altro elemento funzionale è scrivere, condividere l’esperienza e il vissuto una volta terminato l’atto. Questo è un momento in cui arrivano spesso molte comprensioni ed intuizioni.
Naturalmente il setting in cui vengono chiesti e dati (se di persona o online) cambia alcuni aspetti del processo ma entrambe le modalità risultano adatte e più funzionali a seconda del richiedente e del problema che si richiede di affrontare.
In generale la messa a fuoco del problema e l’intento puro di lavoro su di sé è già parte della soluzione.
Di solito non svelo molti esempi di atti evolutivi perché inficerebbe sull’impatto della sorpresa nel ricevere l’atto evolutivo personale che è un momento prezioso che spesso rivela già molto.
Si può ascoltare per ore qualcuno che ti dice che non ti fa bene lamentarti e che ti fa bene ringraziare ma quando, ad esempio, ci entri davvero attraverso un’azione consapevole creata ad hoc e lo provi in prima persona, ne fai esperienza diretta, questo diventa un tuo vissuto energetico per sempre.
O puoi lavorare anni sul giudice interiore, sul non giudicare te stesso e quindi gli altri, ma quando ti trovi davanti 5 persone che ti guardano allora emerge spontaneamente nel momento tutto ciò che c’è veramente attivo su quel tema e non ciò che ti racconti.
Grazie agli Atti si entra inevitabilmente nel SENTIRE, nella vita vera e nella trasmutazione vera e non solo a livello della mente.
Quando sentiamo qualcosa infatti non è solo un momento “mentale”, questo viene registrato in profondità e farà per sempre parte del nostro essere, andrà a costituire un’esperienza, un’ impressione di un livello di consapevolezza nuovo di ciò che davvero siamo.
Se quanto descritto sopra ti ha in qualche modo incuriosito, attratto, intrigato, attivato, stimolato, eccitato, o se ha creato reazione, timore, titubanza, scetticismo…bhè non resta che spostarsi dalla mente, scendere in campo e sperimentare in prima persona! scopri qui come
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